“Una buona pratica preliminare a qualunque altra è la pratica della meraviglia. Esercitarsi a non sapere e a meravigliarsi. Guardarsi attorno e lasciar andare il concetto di albero, strada, casa, mare e guardare con sguardo che ignora il risaputo. Esercitare la meraviglia cura il cuore malato che ha potuto esercitare solo la paura”. (C. Candiani)

Giuliana Nico

Psicoterapeuta individuale e di gruppo

Lavoro a Parma e Rubiera, offro consulenza e psicoterapia individuale e di gruppo, a genitori, adolescenti e adulti. Mi interessano le relazioni e le emozioni, consce e inconsce. Giocare con le parole e sognare è come ri-tessere insieme alle persone la stoffa di cui siamo fatti, e farne emergere i colori.

FAQ

Psicologa Psicoterapeuta

Le persone spesso credono che i terapeuti diano consigli, ma non è questo il modo in cui la terapia funziona. L’esperienza insegna che i consigli sono raramente utili, per lo meno sul lungo periodo. Prima di cominciare una terapia, avete probabilmente ricevuto molti consigli. Se fossero davvero serviti, non avreste bisogno di cominciare questo percorso. Invece di darvi consigli, il vostro terapeuta vi aiuterà a compiere scelte migliori per conto vostro. Il compito della terapia non è tanto risolvere un problema, ma costruire insieme un modo di funzionare diverso.

  • No, è diversa per vari motivi. Una differenza è che il vostro terapeuta non parlerà molto di sé. Gli amici parlano a turno in maniera dialogica, mentre nella terapia sarete per lo più voi a parlare. Il terapeuta imparerà molto su di voi, mentre voi avrete molte meno informazioni su di lui.

    Un’altra differenza è che il vostro terapeuta non può socializzare con voi o incontrarvi al di fuori dei vostri appuntamenti. Non può accettare inviti a pranzo, a feste o a eventi pubblici. Questo non c’entra nulla col fatto che possa trovarvi simpatici o potrebbe divertirsi a uscire con voi. Le cose stanno così perché un terapeuta non può avere una relazione con voi e al contempo svolgere bene il suo lavoro di terapeuta, perché il rapporto deve continuare a essere “asimmetrico”, ovvero orientato al bene del paziente che il terapeuta ha in carico, senza altri fini. Di fatto, avere relazioni con i clienti/pazienti fuori dallo spazio della terapia è considerato non etico.

  • Le persone spesso credono che i terapeuti diano consigli, ma non è questo il modo in cui la terapia funziona. L’esperienza insegna che i consigli sono raramente utili, per lo meno sul lungo periodo. Prima di cominciare una terapia, avete probabilmente ricevuto molti consigli. Se fossero davvero serviti, non avreste bisogno di cominciare questo percorso. Invece di darvi consigli, il vostro terapeuta vi aiuterà a compiere scelte migliori per conto vostro. Il compito della terapia non è tanto risolvere un problema, ma costruire insieme un modo di funzionare diverso.

  • Nella terapia psicoanalitica il metodo prevede che parliate apertamente di ciò che avete in mente senza correggere o censurare i pensieri. Spesso questo non è facile. Alcune cose possono sembrarvi  poco importanti da menzionare, alcune possono essere spiacevoli o imbarazzanti, e altre addirittura sembrare poco educate o sgarbate (per esempio, pensieri o sentimenti relativi al terapeuta). Tuttavia, provate a raccontare apertamente qualunque cosa vi passa per la mente. Se cominciate a realizzare che qualcosa vi impedisce di parlare liberamente e apertamente, parlatene con il terapeuta, così potete lavorare insieme per trovare il modo di procedere.

  • A volte, è difficile vedere come “parlare e basta” possa essere d’aiuto, ma parlare è importante, per varie ragioni. Parlando, si arriva a conoscere meglio se stessi e le cose diventano più chiare. Inoltre bisogna ricordare che in realtà in terapia non si “parla soltanto”, ma ci si incontra. Con questo si intende che la terapia si basa sull’incontro tra due o più persone (che parlano e intanto si guardano, sorridono, oppure stanno un pò in silenzio, ecc.), che si scambiano emozioni e punti di vista e che stanno insieme affinché il cliente-paziente impari a relazionarsi meglio e a gestire meglio alcun difficoltà. Quindi vediamo che, lungi dall’essere soltanto uno scambio di contenuti, la terapia è un incontro che si basa su un “lavoro” fatto insieme. 

    Ricordiamo inoltre che la ricerca empirica dimostra che la terapia funziona – persino per le persone con difficoltà molto gravi.

    I benefici non sono immediati. All’inizio potrebbero non esserci connessioni ovvie tra ciò di cui state parlando e la modalità con cui i tuoi problemi possono trovare una soluzione. È come piantare un albero. Potrebbero non esserci connessioni ovvie tra piantare un seme e avere in tavola una mela da mangiare, ma se piantate i semi di un melo e vi prendete cura della sua crescita, un giorno darà i suoi frutti.

    Se cominciate la terapia con l’idea di provare per qualche seduta e vedere cosa accade, probabilmente ne sarete delusi. Sarebbe come dire… piantare dei semi e poi decidere che non funziona perché il giorno dopo non ci sono mele. 

    Concedete alla terapia il tempo perché possa dare i suoi frutti.

  • Quando iniziate una terapia, è importante sentire di poter parlare con il vostro terapeuta, percepirlo come una persona interessata e in grado di comprendervi. Se inizialmente non vi sentite in sintonia, è più saggio scegliere qualcun altro. Ma proseguendo con la terapia, ci saranno momenti in cui vi sentirete delusi o arrabbiati con il terapeuta. È normale, e sapere che accade aiuta. Se vi sentite arrabbiati, è importante comunicare al terapeuta il vostro stato d’animo. Non è assolutamente il momento giusto per mancare a un appuntamento o chiudere il percorso. È il momento di discutere di ciò che state provando, anche se è difficile. 

    Se avete lavorato bene e all’improvviso vi sentite arrabbiati o desiderosi di mollare tutto, può significare che nella terapia si sta accennando a qualcosa di importante e difficile. Sono i momenti in cui è possibile compiere una parte molto importante del vostro lavoro. In qualche modo, la terapia è costituita da momenti problematici e da momenti di riparazione del problema, in un flusso continuo. 

  • La terapia fa emergere molti sentimenti intensi. A volte, fa anche venire voglia di smettere, perché nei momenti di difficoltà ci si sente scoraggiati. Con il suo procedere, può capitare di provare per il terapeuta sentimenti simili a quelli che avete provato per persone importanti della vostra vita. Potreste sentirvi feriti, delusi, frustrati o arrabbiati. Parlare di questi sentimenti è una parte importante della terapia. Discutendo con il tuo terapeuta dei sentimenti che provi per lui/lei, imparerai anche a conoscere meglio te, le tue reazioni agli altri e i tuoi schemi relazionali. Alla fine avrai relazioni migliori e più soddisfacenti. 

    La differenza principale tra la relazione con il terapeuta e altre relazioni è che in terapia tu parli dei tuoi sentimenti invece di agirli. Per esempio, se sei arrabbiato con qualcuno, potresti volerlo evitare. Se qualcuno ti attrae, potresti provare ad avere con lui/lei una relazione. Ma in terapia, parli di questi sentimenti. Così funziona la terapia, e in questo modo tu impari a conoscerti meglio. Tutti i sentimenti che provi vanno bene: la cosa importante è parlarne e cercare di diventare più consapevoli. In questo modo, ti farai una idea più precisa di quello che senti, e potrai prendere una decisione circa il continuare o meno la terapia.

  • Forse hai sentito dire che i terapeuti sono interessati all’inconscio. Non c’è niente di misterioso in questo. Significa solo che non sempre capiamo il motivo per cui facciamo quello che facciamo. Il lavoro del tuo terapeuta è aiutarti a capirlo. Per esempio, ci può essere stato un tempo in cui eri arrabbiato con qualcuno ma non sapevi perché. Questo accade a volte quando una persona ti ricorda qualcun altro, ma non ne sei consapevole. Sei arrabbiato con una persona e te la prendi con un’altra. In questo esempio, capire l’inconscio vorrebbe dire aiutarti a ricordare perché sei arrabbiato e riconoscere che le due persone sono diverse. 

    Nella clinica si osserva talvolta che le persone che attraversano periodi tristi sono molto più irritabili e conflittuali con gli altri. Questo può portarle a isolarsi e ad avere relazioni interpersonali molto difficili. E’ solo un altro esempio di come le nostre reazioni automatiche di fronte ad una difficoltà, se non gestite, possono aggravarla e farci fare ancora più fatica, invece che alleviare il problema.

    Qualche volta questo è un lavoro molto lungo. Perché dovrebbe essere importante farlo? Perché se tu ti arrabbi con la persona sbagliata, potresti danneggiare una relazione importante per te. Se, per esempio, questa è la relazione con il/la tuo/a compagno/a, tuo marito o tua moglie, il tuo capo, potresti trovarti in una brutta situazione. Se, per effetto di una delusione, eviti di costruire rapporti importanti, oppure cerchi di manipolarli, potrebbero sorgere ancora più problemi.

    Nel rapporto con il terapeuta avvengono le stesse cose degli altri rapporti, ma il terapeuta è li apposta per chiarirle, facendo lo sforzo di capirle a partire dal coinvolgimento nella situazione comune. Fuori dalla terapia apparteniamo a gruppi e siamo legati a persone con le quali condividiamo idee consce e inconsce. Il terapeuta aiuta a fare esperienza delle dinamiche relazionali in un modo che aumenta la capacità di riconoscerle e gestirle.

  • Con il procedere della terapia, chi ti è vicino potrebbe scoraggiarti dal continuare. Questo succede perché stai cambiando e i cambiamenti possono disorientare e preoccupare le persone che ti conoscono. Sono abituate al “vecchio” te. A volte le persone che ti stanno più vicino sono convinte che stai peggiorando proprio quando cominci a stare meglio e cominci ad affrontare i tuoi conflitti. Questo “effetto collaterale” può spaventare i familiari ed è bene essere preparati a questa evenienza per aiutarli a capire che cosa sta succedendo, affinché si sentano parte di un cambiamento positivo e diventino, se possibile, dei “fan” della terapia.

  • Potresti trovarti in difficoltà a rispettare gli appuntamenti. Non riesci a liberarti dal lavoro, la tua famiglia ha bisogno di te a casa, eccetera. Queste situazioni ti sembreranno completamente slegate dalla terapia. La cosa strana è che spesso avvengono proprio quando in terapia si stanno toccando tematiche difficili. È qui che farete alcuni dei pezzi più importanti del vostro percorso. Non giudicate prima quanto importante sia un appuntamento, sarà interessante invece “ascoltare” quello che emergerà dalla seduta che avete o avreste voluto saltare. Questo spazio apparentemente vuoto si rivelerà interessante!

  • La fine è una parte importante della vostra terapia. Quando cominciate a pensare alla fine, verranno alla luce tematiche che non erano emerse prima. È un momento in cui vi è richiesto di fare uno sforzo importante. È il tempo in cui riflettere sugli obiettivi che avete e non avete raggiunto, e su ciò che vi aspetta. Non imbrogliate voi stessi terminando la terapia senza concedere un periodo alla discussione di questa decisione. Parlatene con il vostro terapeuta con buon anticipo, e concedetevi molto tempo per parlarne durante i vostri appuntamenti. 

  • Questo opuscolo spiega alcune cose utili da sapere quando cominciate la terapia. Però potreste avere molte altre domande. Chiedete al vostro terapeuta tutto ciò che non avete compreso.
    A volte quest’ultimo vorrà esplorare i sentimenti e i pensieri che stanno dietro le vostre domande, invece che limitarsi a rispondere, di modo che entrambi possiate imparare qualcosa di più su come funziona la vostra mente. Ma non esitate a chiedere. La terapia non è qualcosa che viene fatta su di voi, come succede con una procedura medica. È una collaborazione, e funziona al suo meglio se voi partecipate al processo in maniera attiva e informata.

  • Paziente e terapeuta costruiscono gradualmente un legame interpersonale conscio e incoscio, che sostiene il paziente nei momenti difficili e lo fa sentire capito e accolto, gli dà la speranza di poter superare le difficoltà, lo rispecchia nelle sue emozioni “peggiori” e nelle sue qualità. In vari momenti, paziente e terapeuta hanno l’impressione di cogliere precisamente quello che il paziente sta vivendo, e gli danno un nome. Il paziente sente che i problemi che man mano porta in terapia vengono affrontati. Il terapeuta non collude con le modalità abituali del paziente, ma coglie le difficoltà che lo imbrigliano e fa del proprio meglio per migliorare la propria parte dei problemi che man mano emergono. Il paziente può sentire che non ottiene sempre una risposta diretta alle sue domande, ma ha sempre più idee che frullano in testa, e la sua vita sta cambiando.

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    Email: giuliana.nico2015@gmail.com

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